I vincitori

Cinque vincitori, cinque diverse interpretazioni del tema. Scopri qui le opere e le motivazioni della Giuria.

VINCITRICE PREMIO SENIOR

Silvia Camporesi

Silvia Camporesi, laureata in filosofia, utilizza i linguaggi della fotografia e del video. Negli ultimi anni la sua ricerca è dedicata ai luoghi dell’Italia. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra le quali: MAXXI, Roma; Collezione Farnesina, Roma; ICCD, Roma; MART, Rovereto, BNL Milano.

SHIMMERING CINECITTÀ

Cinecittà è un luogo poco presente in fotografia. Lo immaginavo come un mondo scintillante, ma le scenografie visibili, non più utilizzate, ricordano i paesi abbandonati. C’è un’aria di mistero, un’atmosfera ferma, enigmatica. Il rapporto fra simulazione e verità, (case, portoni e scenari sono realizzati in cartongesso e di dimensioni più piccole rispetto al reale), fra pieni e vuoti, mostra un mondo inedito, in cui il nascosto e l’invisibile aprono la strada all’immaginazione. Mi hanno colpito i colori dei muri, i portoni aperti sul nulla, le scale dirette nel vuoto. In linea con la mia ricerca di luoghi che esistono nel rapporto fra finzione e realtà, ho scelto – non senza difficoltà per avere i permessi – di fotografare questi scenari attualmente non utilizzati.

Motivazione

Per aver colto e rappresentato l’invisibile esplorando il crinale esilissimo che divide simulazione e verità. Il percorso visivo proposto dall’opera vincitrice Senior ci mostra i punti di contatto tra il tema del Premio e quegli aspetti del reale che più sfidano la nostra comprensione e la nostra immaginazione: il mistero e l’enigma.

VINCITORE PREMIO GIOVANE

Giovanni Sambo

Giovanni Sambo (Venezia, 1995) lavora con fotografia e video. Laureato in Design al Politecnico di Torino, ha studiato Cinema documentario a Milano. Nel 2023 vince, con il fratello Daniele, il primo premio per giovani artisti della Fondazione Bevilacqua la Masa. Vive e lavora a Venezia.

Le trasparenze (del signor Vitelli)

Quest’opera presenta tre scatti, realizzati in notturna proiettando vecchie diapositive 35mm direttamente su vedute della città di Venezia.
Le diapositive provengono dall’archivio di Paolo Vitelli, fotografo amatore che si è dilettato nel mondo della fotografia tra il 1970 e il 1990 e che ho avuto l’occasione di conoscere solo attraverso il suo sguardo.
Sono entrato nella vita del Vitelli a sua insaputa, maneggiando un corpus di più di 5000 scatti, altrimenti destinati al macero, che raccontano 30 anni della sua vita e di quella della mia città, Venezia.
Attraverso lunghe esposizioni, ho cercato di dare un luogo e un tempo al nostro incontro con queste fotografie, dove i frammenti quotidiani di Vitelli si mischiano con la grana cementizia dei comignoli di oggi.
L’architettura cittadina diventa così il palinsesto vivo di una città altra, vivida e vissuta. Un luogo in cui passato e presente si interrogano a vicenda e resistono all’invisibilità dell’oblio attraverso l’unione dei nostri sguardi.

Motivazione

Per aver concepito l’invisibile come oblio e corrosione del tempo, di fronte al quale sta l’arte fotografica come manuale di resistenza, fucina narrativa e strumento per stabilire connessioni tra gli uomini, i loro luoghi e i loro vissuti, celebrando un’abilità che contraddistingue le manifestazioni più nobili della nostra specie: l’empatia.

VINCITORI PREMIO AMATORI

Marco Filipazzi e Francesca Villani

Marco Filipazzi: ha studiato presso le Scuole Civiche di Cinema di Milano e collabora con il sito silenzioinsala.com. Francesca Villani: ha frequentato la Scuola d’arte ceramica di Faenza, lavorando presso una bottega artigiana. Entrambi appassionati di fotografia, in particolar modo alle correnti urbex e arte cimiteriale.

Echi dimenticati

Esistono luoghi invisibili di cui si è persa la memoria. Giacciono abbandonati, cristallizzati nel tempo, soffocati da polvere, muffa e ragnatele.
Sono i manicomi, crisalidi ricolme di ancestrale sofferenza, fredda solitudine e assordante silenzio.
I corridoi, i muri, le stanze sono pervasi da un’energia che non vuole essere dimenticata, fatta di ricordi che, come un’eco impalpabile, cercano di raggiungerti per sussurrarti qualcosa all’orecchio.
Questo è il viaggio che vogliamo farvi intraprendere attraverso i nostri scatti, portando alla luce la realtà invisibile di questi luoghi, raccontando le loro storie nella speranza che vi scivolino sottopelle, entrandovi dentro come una folle energia.

Motivazione

Per aver rappresentato, con coraggio e tensione all’essenziale, l’energia psichica come vibrazione sottile, che nelle sue manifestazioni più intense e potenti può incorporarsi nei luoghi e in questi rimanere per sempre, alla ricerca di qualcuno che non ne perda la memoria e sappia ancora comprenderne il senso.

VINCITRICE MENZIONE ACCADEMIA

Alessandra Book

Nasce nel 2001 a Roma. Nel 2023 conclude gli studi di Fotografia presso lo IED di Roma, nello stesso anno è finalista al Ragusa Foto Festival e il suo lavoro di tesi viene pubblicato su l’Espresso. Attualmente studia Storia dell’Arte presso la Sapienza.

A Song for Our Ancestors

Il desiderio di mio nonno Augusto era di far disperdere le sue ceneri nel Tevere, nel punto in cui da ragazzo si tuffava. Ho intrapreso un viaggio che segue il percorso ipotetico delle sue ceneri, seguendo il flusso dell’acqua del fiume che sfocia a Ostia.
Il litorale diventa così un luogo d’addio, dove i resti di mio nonno si fondono con organismi ed esseri del presente e del passato, diventando parte di un tutto. Augusto si confonde con le anime del mondo che hanno creduto al viaggio e al ricongiungimento con la natura.
L’atto stesso di creazione di queste immagini è stato per me un atto celebrativo, dove per un’opera in particolare mi sono ritrovata a raccogliere l’acqua del Tevere per poi provare a immaginare l’impatto iniziale dell’incontro tra Augusto e l’acqua.
A Song For Our Ancestors è una glorificazione del viaggio eterno, intangibile alla nostra percezione ma che vive nel grande ciclo della natura.

Motivazione

Per aver riflettuto coraggiosamente sull’invisibile realtà della morte, presentandola come culmine dell’esistenza e ricongiungimento con il tutto, prendendola a pretesto per celebrare il grande ciclo della natura e sottolineando la grande verità secondo cui i nostri antenati continuano a vivere nella nostra memoria e nella nostra gratitudine.

VINCITORE MENZIONE OPERA PIU’ VOTATA DA TERNA

Leli Baldissera

Nata in Brasile, vive e lavora a Roma. È artista, fotografa e ricercatrice. Consegue laurea e master in Arti Visive e un dottorato in Antropologia Sociale, in cui ha svolto lavori sulle donne artiste. Come fotografa ha 15 anni di esperienza, durante i quali ha lavorato in studi fotografici e come freelance nella città di Porto Alegre.

Ocupação

Un edificio occupato nel centro della città di Porto Alegre, Rio Grande do Sul, Brasile. Ogni essere umano con le sue caratteristiche e il suo desiderio di trasformare un luogo occupato in una casa. Il suo universo interiore si esprime all’esterno, rendendo ogni balcone, ogni finestra, una visione dell’invisibile. Un poster, una bicicletta, un muro di mattoni, tappeti e vestiti stesi, diverse porte colorate. Una persona? Un luogo dove chi, per un motivo o per l’altro, ha perso la propria casa, si incontra e la costruisce. Quali significati ha la parola casa? Nell’immagine non si vedono le persone che vivono lì, ma solo le loro tracce e gli oggetti che possiedono, come se fossero dotati di vita ed energia propria. Persone invisibili per la società che trovano il modo di vivere nelle loro realtà parallele. Volevo esprimere tutto questo, quando ho scattato questa foto, in un viale vicino a casa mia nel quartiere del Centro Histórico. Ora, come persona che vive lontano dal suo luogo di origine, continuo a interrogarmi sugli ampi significati che può avere la parola casa.

Motivazione

Per aver ottenuto il maggior numero di preferenze dalle persone di Terna, che hanno visionato e votato sul portale TernaCult le opere finaliste. Questo lavoro porta il tema del Premio sul terreno della riflessione sociale: la casa come simbolo e archetipo, custode dei nostri vissuti interiori, meta di riparo e consolazione anche per gli invisibili della società.